Novità sul tardoantico

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Novità sul tardoantico

Messaggio da Vindex » 24/12/2020, 18:11

Da buon negotium suum agiliter agens (sì, insomma, da smart worker per dirla in termini correnti) di provincia, nelle ormai non frequenti occasioni in cui mi capita di tornare in ufficio a Milano, vicino a Piazza Scala, la pausa pranzo è consacrata alle visite in libreria; cosa che, in verità, facevo spessissimo anche prima della pandemia, quando lavorare "in sede" rientrava nella banale normalità quotidiana.

Bene, una delle mie mete preferite è la libreria Hoepli, a due passi da Piazza Duomo, storica, fornitissima, iconica: a memoria, non ne sono mai uscito a mani vuote, e così è successo anche alcuni giorni fa, dopo un'attenta perlustrazione della sezione dedicata alla storia antica, al quarto piano.

Tardo antica, per venire al tema, con alcune interessanti novità editoriali, che ora contribuiscono ad affollare - creando l'unico assembramento consentito dalle regole del distanziamento sociale - gli scaffali della libreria di casa.

Cominciamo con "Tarda Antichità", saggio di Arnaldo Marcone (ed. Carocci, pagg. 258, € 25) dedicato al mio periodo preferito, con sottotitolo "Profilo storico e prospettive storiografiche", che fa il punto della situazione e esamina le linee di sviluppo di questa branca della storiografia "esplosa" da pochi decenni - fu Andrea Giardina, se ricordo bene nel 1999, a parlare di "esplosione del tardonatico" - e cresciuta sino a divenire una disciplina a sé. Il volume affronta l'evoluzione della tardoantichistica, nata come reazione alla fissazione di una rigida cronologia sulla fine del mondo antico per abbracciare, in un arco temporale ricompreso tra il IV e il VII secolo d.C., gli aspetti più diversi della vita del mondo mediterraneo.
In questa prospettiva storica così lunga e ampia, cambia anche il modo di raccontare la storia: non più crollo di un mondo, ma sua lenta trasformazione; non più invasioni barbariche, ma migrazioni di popoli. Si può naturalmente essere più o meno d'accordo con questa prospettiva, ma se penso, per esempio, ai due anni precedenti al disastro di Adrianopoli (9 agosto 378 d.C.), è una prospettiva che merita attenzione. Le migliaia di Goti che, dopo avere sbaragliato l'esercito romano orientale, sarebbero rimaste insediate nei territori imperiali, non avevano invaso l'impero nel 376 ma avevano chiesto pacificamente accoglienza e l'imperatore Valente - che aveva un disperato bisogno di nuove reclute e di nuovi contribuenti - gliel'aveva accordata. L'autore del saggio, Arnaldo Marcone, è una garanzia. Apparato di note essenziale, adeguata bibliografia.

"Il secolo dei Vandali" è il bel volume di Umberto Roberto (che insegna Storia Romana all'Università Federico II di Napoli) sulle vicende di questo popolo insediatosi nel V secolo nell'Africa romana, il cui regno ebbe fine nel 534 d.C. ad opera dei Romani d'Oriente (ed. 21 Editore, pagg. 362, € 23).
La tesi portante dell'opera, riassunta nel sottotitolo "Storia di un'integrazione fallita", sta nell'individuare il fattore principale di disgregazione della dominazione vandalica nell'incapacità di questo popolo e delle sue élite, appunto, di integrarsi efficacemente con le popolazioni locali in gran parte da tempo romanizzate. L'autore evidenzia in particolare come i Vandali, esigui per numero in rapporto alla numerosità dei loro sudditi, pretesero di imporre la fede ariana alle masse dei cattolici e degli aderenti ad altri culti, nel tentativo di salvaguardare un'identità in realtà fragile, chiusa a un'azione di integrazione politica e religiosa con i sudditi provinciali romani. Questo ostinato isolamento, in chiave di contrapposizione religiosa e non solo, determinò il fallimento del progetto di una "vandalizzazione" della società, illusorio nelle sue premesse e incapace di realizzare un assetto sociale di solidità e coesione, così che l'urto di forze esterne anche modeste ne comportò la dissoluzione. Per consultare il ricco apparato di note e la bibliografia in coda al testo munitevi di una lente di ingrandimento.

Per finire, "L'imperatore Maioriano", di Luigi Cantarelli, edito da Ar, pag. 61, € 15. Non si tratta di una novità editoriale in senso stretto, perché è la ripubblicazione di un'opera edita nel 1883 dalla Società Romana di Storia patria. L'autore, nato nel 1858, fu tra l'altro titolare di storia e istituzioni politiche del Basso Impero (e chi lo chiama più così?) all'Università di Roma.
Il volumetto è un agile saggio critico, evidentemente datato, su "... questa nobile figura d'imperatore, che, quale meteora, passa attraverso il secolo quinto ..." e su "... quella lotta disperata, da lui intrapresa contro un male ormai divenuto incurabile ...". Parole datate, sì, ma che ancora oggi ci restituiscono la figura di quello che forse, per grandezza di disegno, può davvero essere considerato "l'ultimo dei Romani" (va da sé, in questa amena graduatoria Flavio Ezio scala di un posto e Stilicone medaglia di bronzo).
Il saggio, preceduto da una coscienziosa elencazione delle fonti letterarie (divise tra latine e greche), numismatiche e opere storiografiche varie (la più recente del 1878), è suddiviso in pochi capitoletti che ripercorrono la biografia del nostro: prima della porpora, le riforme promosse da imperatore, spedizioni militari e morte.
Titolo di merito: l'autore chiama questo imperatore - sovente nominato come Maggioriano, Maggiorano, Maggiorino, ecc - nel modo che io preferisco (e che mi pare più corretto), Maioriano (in latino Maiorian).

Be', buon Natale a tutti

Valete
"Per alcuni versi, si tratta di un mondo come il nostro, con i suoi rapidi cambiamenti ed il senso di trovarsi fuori posto che ad essi si accompagna."
(A. Cameron - Il tardo impero romano)

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Re: Novità sul tardoantico

Messaggio da Majorian » 29/12/2020, 12:40

Carissimo,
la tua ottima littera (o "post", per dirla in lingua corrente) ha acceso e attirato la mia attenzione.
L'opera del Cantarelli è stata fra le mie più ricercate, invano, negli anni passati, finché ne ebbi un estratto scansionato da un'anima pia che me lo inviò.
Sapere che è stato ripubblicato mi fa molto piacere e sicuramente non mancherò di ricercarlo in rete.

Grazie della preziosa informazione.

p.s.: io scrivo Majorian, con la 'j', per un vezzo, un peccato originale di tanti anni fa ;)
--
Majorian

Bononia me genuit

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