"Ahi settembre ...", tempo di cadute! 476 d.C.: quell'ultimo golpe

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"Ahi settembre ...", tempo di cadute! 476 d.C.: quell'ultimo golpe

Messaggio da Vindex » 04/09/2021, 19:08

Oggi, 4 settembre, secondo la tradizione ricorre l’anniversario della caduta “formale” dell’Impero d’Occidente.

La data è riportata dai Fasti Vindobonenses Priores con questa notazione: prid.(ie) non.(as) sept.(embres), cioè il giorno prima delle nonae, che nel calendario romano a settembre cadevano appunto il 5.

Da tradizione, quindi, quel giorno Odoacre depose, o costrinse all’abdicazione come credo sia più corretto dire, l’Imperatore adolescente Romolo Augusto(lo), dopo averne sconfitto e ucciso il padre Oreste.
Odoacre, di origini incerte (sciro, probabilmente, ma vi sono altre ipotesi) era l’uomo forte del momento, al comando di un esercito composto da guerrieri di varie etnie germaniche, al soldo dell’impero, a difesa dell’Italia, rimasta pressoché l’unico lembo di territorio sotto il controllo diretto dell’autorità imperiale.
Fu un regolamento di conti, l’ennesimo di una lunga serie, a seguito pare della promessa non mantenuta da parte di Oreste di assegnare una parte delle terre d’Italia a Odoacre e ai suoi.
Un golpe, tecnicamente parlando, compiuto da un condottiero intelligente e politicamente avveduto.
Odoacre capì infatti l’inutilità, e magari anche il rischio, di mettere sul trono l’ennesimo fantoccio al servizio del “generalissimo” del momento, come erano stati i predecessori dell’Augustolo, a eccezione forse di Maioriano, che in effetti pagò per avere – passatemi questo pedestre eccesso di sintesi – “alzato la cresta” nei confronti di Ricimero.
Capì, credo, di avere un’opportunità e si mosse abilmente per sfruttarla, riuscendoci almeno per un certo tempo.
Saggiamente, non giustiziò l’imperatore-fanciullo – anche lui comunque, sempre tecnicamente parlando, un usurpatore – ma lo esiliò in un luogo confortevole in Campania, con una paghetta annua sufficiente a garantirgli un’esistenza più che dignitosa.

Così finì l’Impero Romano d’Occidente, affermazione certamente vera da un punto di vista “istituzionale”, perché l’occidente non ebbe più imperatori dopo l’Augustarello (libera traduzione di Augustulus), come presero a chiamarlo già i suoi contemporanei (da notare: nel caso di Romolo, il nome Augusto non riguarda la titolatura imperiale, ma era proprio il nome – diremmo oggi “di battesimo” – del ragazzo).

E’ stato osservato, tuttavia, che nella percezione dei contemporanei a questi fatti non si attribuì alcun significato epocale, al contrario di quanto avvenne per altri accadimenti come la sconfitta di Adrianopoli del 378 o il sacco alariciano del 410. Solo molto tempo dopo, gli eventi del 476 assunsero nella storiografia quella connotazione traumatica di fine di un’epoca di civiltà, giunta fino a noi come vulgata tradizionale dell’epilogo della storia di Roma.
Le cose naturalmente sono più complesse, e non del tutto a torto si è parlato di “caduta senza rumore” di un impero (Momigliano), a significare proprio l’assenza di una frattura, di una spallata esiziale da parte di forze esterne, ma il compimento invece di un processo irreversibile nel quale gli eventi del 476, già all’epoca, non destarono alcuno scalpore (e si capisce, in Occidente dalla morte di Valentiniano III nel 455 fu tutto un fare e disfare d’imperatori: nove in un ventennio, compreso Romolo).
Per contro, si è detto che “la civiltà romana non è morta per cause naturali, è stata assassinata” (Piganiol), a sottolineare invece una maggiore incidenza di fattori esterni (in primis le invasioni barbariche, anche se oggi si preferisce parlare di fenomeni migratori con inevitabili eccessi di violenza) sulla caduta dell’Impero d’occidente.

Sarebbe ovviamente riduttivo, anzi proprio sbagliato, polarizzare la discussione su concezioni estreme e contrapposte, senza considerare la complessità delle svariate cause – e delle loro interazioni – che possono spiegare la fine dell’autorità imperiale nell’occidente romano. Se vogliamo convergere su eventi davvero epocali, tali da imprimere una svolta senza ritorno al corso della storia, credo allora si debba considerare il biennio 376-378, con l’ammissione mal gestita di decine di migliaia di Goti nell’Impero sino al disastro di Adrianopoli.

Personalmente, mi pare riduttivo trarre dal registro (apparentemente) burocratico delle cronache dell’epoca un senso di indifferenza, già da parte dei contemporanei, circa la portata degli eventi del 476.
Di solito si porta ad esempio la cronaca del Comes Marcellino (autore bizantino della prima metà del VI secolo): “L’Impero romano d’Occidente, che il primo Augusto, Ottaviano, aveva assunto nell’anno 709 dalla fondazione di Roma, perì con questo Augustolo cinquecentoventidue anni dopo che i suoi predecessori avevano iniziato a regnare, e da allora i re Goti furono padroni di Roma.” (il passo è ripreso, pressoché alla lettera, da Giordane nella sua “Storia dei Goti”, di poco successiva).
Non so voi, ma io – anche solo in filigrana (e senza però aver letto l’intera Cronaca di Marcellino) – in queste poche righe il senso di una fine tragica ce lo vedo tutto. Che senso avrebbe, altrimenti, in una scarna annotazione burocratica, scomodare il primo imperatore e oltre cinque secoli di storia le cui vestigia erano certamente ancora sotto gli occhi di chi scriveva?
E aggiungo una mia suggestione: in quel “da allora i re Goti furono padroni di Roma” non può leggersi, in sottinteso, un “andiamo a riprendercela?” (alla faccia dell’indifferenza per quanto accadde nel 476).

Per chiudere e tornare ai protagonisti della nostra data "fatidica", di ciò che accadde a Romolo dopo l’esilio non si sa praticamente nulla.
Odoacre governò sino a quanto l’Imperatore d’Oriente decise che si era stancato di lui e mandò il goto Teodorico (o Teoderico) a risolvere la faccenda.
Odoacre è rimasto relegato, ingiustamente, a figura di transizione tra un prima (gli scampoli dell’Impero occidentale) e un dopo (la dominazione gotica) più grandi di lui, a un ruolo quasi di contorno che indubbiamente gli va stretto: e per ciò solo, è un personaggio affascinante.

Ma questa è un’altra storia.

Valete
"Per alcuni versi, si tratta di un mondo come il nostro, con i suoi rapidi cambiamenti ed il senso di trovarsi fuori posto che ad essi si accompagna."
(A. Cameron - Il tardo impero romano)

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Caecilius Optatus
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Re: "Ahi settembre ...", tempo di cadute! 476 d.C.: quell'ultimo golpe

Messaggio da Caecilius Optatus » 06/09/2021, 17:41

Ottima analisi, tanto più corretta in quanto concisa.
Non è il mio periodo, per cui non posso e non riesco a dialogare con altrettanta padronanza di argomenti.
Rilevo che - e sempre a mio avviso - l'Impero d'Occidente ha lottato strenuamente fino a quando ha potuto, e soprattutto con le forze che poteva raccogliere : personaggi come Stilicone o Ezio, i generalissimi fedeli all'Impero, difendevano con le unghie e con i denti i possedimenti imperiali adoperando il materiale umano di cui disponevano : ovvero sempre meno milizie romane, sempre più foederati, il che la dice lunga sulle risorse di cui potevano avvalersi.
Sempre a mio avviso (ma qui concordo con il pensiero di Peter Heather), il colpo di grazia all'Occidente lo ha dato la conquista vandala dell'Africa, una serie di province ricche ed in grado di versare denaro per le tasse, con cui pagare le milizie imperiali.
Più che la perdita, è stata la mancata riconquista dell'Africa che ha messo in difficoltà terminale l'Impero d'Occidente; da tale punto di vista la fallita campagna navale di Antemio (o di Olibrio) nel 472-473 d. C. ha posto la parola fine all'Impero : per una una volta che le due capitali riescono a mettersi d'accordo ed a costituire una possente forza navale congiunta, il fallimento (inaspettato), dovuto a molteplici cause, ha impedito alla parte occidentale di riavere quei territori che le avrebbero permesso di disporre di quantità di denaro elevate con cui fare fronte alle esigenze difensive.

Mi piace molto la tua nota su Odoacre, personaggio negletto ma che esige una attenta riconsiderazione : un germano fortemente romanizzato, più che un barbaro, che ha lavorato di concerto con il Senato e da vero Dominus, più che da sovrano germanico indipendente.
Quasi l'epigono dei Soldatenkaiser del III secolo, se si può proporre un paragone del genere con duecento anni di differenza.

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Caecilius Optatus
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Re: "Ahi settembre ...", tempo di cadute! 476 d.C.: quell'ultimo golpe

Messaggio da Caecilius Optatus » 06/09/2021, 17:41

Ottima analisi, tanto più corretta in quanto concisa.
Non è il mio periodo, per cui non posso e non riesco a dialogare con altrettanta padronanza di argomenti.
Rilevo che - e sempre a mio avviso - l'Impero d'Occidente ha lottato strenuamente fino a quando ha potuto, e soprattutto con le forze che poteva raccogliere : personaggi come Stilicone o Ezio, i generalissimi fedeli all'Impero, difendevano con le unghie e con i denti i possedimenti imperiali adoperando il materiale umano di cui disponevano : ovvero sempre meno milizie romane, sempre più foederati, il che la dice lunga sulle risorse di cui potevano avvalersi.
Sempre a mio avviso (ma qui concordo con il pensiero di Peter Heather), il colpo di grazia all'Occidente lo ha dato la conquista vandala dell'Africa, una serie di province ricche ed in grado di versare denaro per le tasse, con cui pagare le milizie imperiali.
Più che la perdita, è stata la mancata riconquista dell'Africa che ha messo in difficoltà terminale l'Impero d'Occidente; da tale punto di vista la fallita campagna navale di Antemio (o di Olibrio) nel 472-473 d. C. ha posto la parola fine all'Impero : per una una volta che le due capitali riescono a mettersi d'accordo ed a costituire una possente forza navale congiunta, il fallimento (inaspettato), dovuto a molteplici cause, ha impedito alla parte occidentale di riavere quei territori che le avrebbero permesso di disporre di quantità di denaro elevate con cui fare fronte alle esigenze difensive.

Mi piace molto la tua nota su Odoacre, personaggio negletto ma che esige una attenta riconsiderazione : un germano fortemente romanizzato, più che un barbaro, che ha lavorato di concerto con il Senato e da vero Dominus, più che da sovrano germanico indipendente.
Quasi l'epigono dei Soldatenkaiser del III secolo, se si può proporre un paragone del genere con duecento anni di differenza.

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Re: "Ahi settembre ...", tempo di cadute! 476 d.C.: quell'ultimo golpe

Messaggio da Vindex » 07/09/2021, 0:31

Almeno dal tardo IV secolo, l'esaurirsi delle risorse finanziarie dell'Impero è certamente uno dei principali fattori - se non il principale, come anche io ritengo che sia - di dissoluzione dell'Occidente romano (che romano continuerà a rimanere nelle sue persistenze di lungo periodo, ma a sovranità per così dire "variabile").

Concordo con te: senza dubbio fu esiziale la perdita e la mancata riconquista dell'Africa, nel contesto già di per sé drammatico di una drastica riduzione della contribuzione fiscale - stimata in un calo di circa sette ottavi - da parte delle altre province occidentali, ormai praticamente fuori controllo.
Già nel 440 una spedizione congiunta delle due partes imperii per ripristinare il dominio sulle province africane abortì sul nascere; sarebbe stato il capolavoro di Flavio Aezio, dando per scontato il successo dell'impresa, ma il presentarsi di minacce interne soprattutto a Oriente costrinse a richiamare le truppe quasi già sul piede di partenza.
Le conseguenze non tardarono a farsi sentire e il povero Valentiniano III, dopo aver tentato invano di tappare la falla con una serie di provvedimenti volti a ridurre drasticamente le esenzioni fiscali ai tanti che ne beneficiavano, con una Novella del 444 (luglio, mi pare) dovette ammettere che le casse statali erano vuote e soldi per "... provvedere adeguatamente a una questione ... sulla quale si fonda la piena sicurezza di tutti ..." - vale a dire il mantenimento dell'esercito - non ce n'erano più, non potendosi spremere ulteriormente i contribuenti ormai sfiniti (così dicendo, la Novella introduceva comunque una nuova tassa).

Ma il ruolo strategico delle province africane nella generale situazione di crisi fiscale/finanziaria era già emerso alcuni decenni prima, quando nel 409 il Senato, dietro pressione o imposizione di Alarico che stringeva d'assedio Roma, proclamò Imperatore Prisco Attalo, contrapponendolo a Onorio che, chiuso nella sua Ravenna, a parole rifiutava di venire a patti con il condottiero goto negandogli terre su cui stanziarsi con il suo popolo, senza però avere la forza di sloggiarlo dall'Italia.
In quel frangente, il comes Africae Eracliano decise di appoggiare Onorio e bloccò i rifornimenti di grano a Roma; nel volgere di qualche mese la situazione di penuria divenne tale che la folla all'ippodromo inveì contro Attalo chiedendogli di fissare un prezzo alla carne umana (lo racconta Zosimo, Storia Nuova, VI,11,2: "Pretium impone carni humanae", Zosimo scrive in greco, ma riporta l'invettiva in latino, effetto drammatico assicurato).

Grandi figure come quelle che hai ricordato, Stilicone e Aezio, fecero il possibile con il poco che avevano, il resto dovettero procurarselo venendo tacitamente o esplicitamente a patti con chi, un tempo nemico, poteva offrire alleanze militari, inevitabilmente in cambio di concessioni e, altrettanto inevitabilmente, suscitando a torto o a ragione invidie, rancori e sospetti sulla loro lealtà al sovrano.

E' allora lecito domandarsi se la fine dell'Impero in occidente non fu, volgarmente parlando, che una questione di soldi.

"Non solo, ma anche", verrebbe da dire, considerando che il mantenimento dell'esercito e, in generale, dell'apparato difensivo/offensivo (anche se dall'ultimo quarto del IV secolo si "offende" ben poco) era di gran lunga - ma lo era da sempre - la voce di spesa più consistente del bilancio statale. I fattori della caduta sono infatti molteplici, complessi nelle loro interazioni di causa-effetto e estremamente interessanti da studiare. Difficile, e probabilmente inutile, tentare di stabilire delle gerarchie.

Valete
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